La Congregazione Generale
Questi si riunivano in assemblea, detta “congregazione generale”, di regola una volta al mese, spesso “coram Sanctissimo”, per discutere gli affari più importanti. Dal 1953 al 1967 la riunione mensile dei Membri del Dicastero si chiamò “congregazione plenaria”. Dal 1968 tale denominazione è riservata alle assemblee annuali del nuovo corpo costitutivo del Dicastero, introdotto dal Concilio Vaticano Secondo e composto di Cardinali, 12 Vescovi Missionari, 4 altri Vescovi, 4 Superiori Religiosi Generali, 4 Direttori Nazionali delle Pontificie Opere Missionarie e dal Segretario del Dicastero. Le assemblee mensili si chiamano adesso “congregazione ordinaria”.
Le Congregazioni Particolari
Le questioni che esigevano uno studio più approfondito, furono affidate ad una Commissione speciale di Cardinali e di altre persone competenti in materia, che si riunivano in cosiddetta “congregazione particolare”. Tali Commissioni erano “ad hoc”, e si scioglievano dopo aver compiuto il loro lavoro. Soltanto per gli affari dell'Estremo Oriente fu formata una “congregazione particolare” permanente fino al 1856.
Il Congresso
Al disbrigo degli affari missionari correnti provvede il Cardinale Prefetto insieme con il Segretario ed i Minutanti, che si riuniscono in “Congresso” una volta la settimana. I problemi e questioni che richiedono l'intervento pontificio, sono sottoposti al Sommo Pontefice dal Cardinale Prefetto in apposita “Udienza”. In tutti i casi suddetti, la Congregazione comunica alla parte interessata, in forma di lettera, decreto, istruzione o circolare, le decisioni prese.
L’opera del Primo Segretario
E’ stato proprio Mons. Francesco Ingoli, primo Segretario del Dicastero (1622-1649) che si preoccupò di raccogliere –dall’inizio dell’attività della Congregazione- rivolgendosi a nunzi, superiori generali delle diverse Ordini Religiose ed ai singoli missionari, le necessarie informazioni sulla situazione ecclesiale e missionaria nell'ambito dei loro territori di missione – Si può dire che Propaganda Fide era il Dicastero meglio informato della Curia Romana-.
Ritenendo inoltre che questa documentazione sarebbe diventata importante per la Congregazione, non soltanto per sviluppare un preciso programma di lavoro ed un'attività efficace, ma anche più tardi per la storiografia, Mons. Ingoli raccoglieva meticolosamente inoltre, tutti i documenti riguardanti l’attività della Congregazione stessa -rapporti, lettere, suppliche dei missionari, verbali delle riunioni dei membri e del personale del Dicastero, registri e copie delle sue lettere, istruzioni, circolari, decreti…- ponendo in questo modo le basi per l'archivio missionario della Congregazione il cui primo archivista fu lui stesso.
Nasce così una collezione documentaria sui Paesi e popoli dipendenti dalla Congregazione senza confronti in tutta la Chiesa e forse in tutto il mondo, che contiene non soltanto informazioni missionarie ed ecclesiali, ma anche di carattere culturale, etnografico, geografico, ecc. di inestimabile valore per i popoli dell'Africa, Asia, Oceania ed altri. (intorno a 12 milioni di documenti contenuti in circa 15.000 buste) riguardante tutti i territori di missione: Africa, Asia, Oceania, Nord America –Stati Uniti e Canada- (ad eccezione di Centro e Sud America) e l’Europa del Nord e dell’Est in un periodo cronologico che si estende –dipendendo dall’inizio dell’opera missionaria in ognuno dei rispettivi paesi - dal 1622 fino ad oggi.
Propaganda Fide durante la Rivoluzione Francese e l’epoca napoleonica
Uno degli aspetti da menzionare nell’impegno della Congregazione fu in concreto nel XVIII sec. l’insistenza sull’erezione delle scuole nelle missioni, ritenendole un mezzo importante per lo sviluppo della popolazione e per la propagazione della fede. Inoltre, nello stesso secolo, il Dicastero proibì la tratta degli schiavi, nella quale vedeva un dannoso ostacolo alla missione, contribuendo in questo modo energicamente e ripetutamente all’abolizione della schiavitù. Allo stesso modo, rinnovò ai suoi missionari la proibizione di immischiarsi in qualunque modo nella politica.
La fine del XVIII secolo, il periodo della Rivoluzione Francese, è stato un periodo particolarmente buio e difficile nella storia della Chiesa, per le missioni in genere e per la Congregazione de Propaganda Fide in particolare. Papa Pio Vi era stato deposto ed arrestato dai rivoluzionari francesi il 15 febbraio 1798 morendo in prigionia il 29 agosto 1799. Il 15 marzo 1798, la Congregazione de Propaganda Fide viene anche soppressa dal “cittadino” Haller in quanto “établissement fort inutile”ed il Prefetto del Dicastero, il Cardinale Gerdil, viene esiliato da Roma.
Il Cardinale Stefano Borgia, Prefetto
In questi difficili momenti, Pio VI, nomina Pro-Prefetto del Dicastero, il 15 gennaio 1799, un uomo che sarà provvidenziale per la sopravvivenza di Propaganda Fide, il Cardinale Stefano Borgia, affidandogli la direzione di tutte le missioni, destinando Padova come sede provvisoria di Propaganda.
Il merito più grande del Cardinale Stefano Borgia, già Segretario del Dicastero dal 1770 al 1789, prima come Pro-Prefetto e poi come Prefetto (1798-1804), fu quello di riuscire a salvare, in momenti così difficili l’esistenza stessa della Congregazione. Uno dei cardinali più colti di tutti i tempi per la sua competenza in quasi tutti i campi del sapere, crea un museo nella casa paterna di Velletri –vicino Roma- nel quale raccoglie oggetti antichi, opere d’arte e manoscritti dei quali si serve per approfondire e far studiare la cultura, la religione, la storia gli usi e costumi dei vari popoli. Promuove la creazione di Vescovi locali nelle missioni, l’erezione di gerarchie indigene e la celebrazione della liturgia in lingua vernacola. Si preoccupò anche di stabilire un buon rapporto con le potenze del Patronato (Spagna e Portogallo) in modo da poter lavorare in armonia con esse per la propagazione della fede cristiana.
Rientrato a Roma nel mese di luglio 1800 il nuovo Papa, Pio VII, ritorna anche il Cardinale Borgia, il quale, subito dopo il ritiro delle truppe francesi da Roma (occupata dal 1798 al 1800) comincia a ricomprare le proprietà di Propaganda, messe all’asta dai francesi, tramite i “Ministri” e specialmente i preziosi codici, manoscritti, libri e mobili, cominciando anche a ricostruire il Dicastero e ad occuparsi dei problemi missionari più urgenti.
L’atteggiamento di Napoleone di fronte a Propaganda era invece tutto diverso da quello della Rivoluzione: pensò di trarre profitto dall’organizzazione, che ammirò, e delle relazioni internazionali della Congregazione. Non soppresse perciò Napoleone la Congregazione, ma le consentì di svolgere la sua attività, dichiarando imperiali le sue spese e quelle del Collegio Urbano, nominando una speciale Commissione per l’amministrazione del patrimonio di Propaganda. Comunque, i danni materiali che subì di nuovo Propaganda furono ingenti in questo periodo (1808-1814): tutto l’archivio era stato trasportato a Parigi e quando ritornò a Roma, nel 1815, mancavano molti documenti.
La Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli o ”De Propaganda Fide” nell’attualità
Attualmente i territori dipendenti dalla Congregazione, chiamata dalla riforma della Curia effettuata da Paolo VI Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli o “De Propaganda Fide” e dalla Costituzione Apostolica Pastor Bonus di Giovanni Paolo II semplicemente Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, comprendono alcune regioni dell’Europa sudorientale e dell’America, quasi tutta l’Africa, l’Estremo Oriente e l’Oceania, ad eccezione dell’Australia e di quasi tutte le Isole Filippine.
Alla Congregazione spetta di dirigere e coordinare in tutto il mondo l’opera dell’evangelizzazione dei popoli e la cooperazione missionaria, salva la competenza della Congregazione per le Chiese Orientali. Inoltre il Dicastero gode di diretta ed esclusiva competenza nei suoi territori, ad eccezione di ciò che riguarda gli altri Dicasteri della Curia Romana.
La Congregazione erige e divide nei suoi territori le circoscrizioni missionarie secondo necessità; presiede al governo delle missioni; esamina le questioni ed i rapporti inviati dagli Ordinari, dai Nunzi e dalle Conferenze Episcopali; sorveglia la vita cristiana dei fedeli, la disciplina del clero, delle associazioni caritative e di Azione Cattolica; vigila sull’andamento delle scuole cattoliche e dei seminari.